

Anche se forse questo aspetto deve molto al carattere di Levi che sembra dotato di una predisposizione particolarmente “buona”, aperta, curiosa, accogliente.Īltro elemento da rilevare è come le spese di questo soggiorno obbligato fossero a carico del confinato, che doveva non solo provvedere di tasca propria, ma anche adoperarsi a trovare l’alloggio. Mi ha colpito anche come la pena del confino, almeno nel suo caso, si sia dimostrata ‘morbida’, non esageratamente punitiva e restrittiva, come verrebbe d’aspettarsi: l’esperienza che Levi racconta è per molti versi “felice”, senz’altro positiva. Romanzo autobiografico, memoir, diario, e a tratti saggio tra lo storico l’etnologico, l’antropologico e il sociologico, Carlo Levi lo scrisse una decina di anni dopo l’esperienza che racconta e, tra i tanti aspetti, mi ha colpito la lucidità di memoria, non tanto nella cronologia – ché sembra ricordare gli avvenimenti di ogni giorno come se fossero appena accaduti – quanto nel vigore di dettagli e particolari. Gian Maria Volonté è Carlo Levi, qui insieme al cane Barone. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Sono passati molti anni, pieni di guerre, e di quello che si usa chiamare la Storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di 'Cristo si è fermato a Eboli' è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari". Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia.


Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: "La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali". "Eboli - dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo - e l'ultimo paese di cristiani.
